wikigita alla Certosa di Bologna dedicata alla geolocalizzazione di alcuni monumenti funebri di donne immortali (ed enciclopediche!) e sessione fotografica
La puntata si articola su: 1) Articolo su manomette.noblogs.org sulla colonizzazione attraverso i dati e cosa significa, il caso Facebook in India e le enormi proteste che ha sollevato, in gioco l’indipendenza alimentare di 1.5miliardi di persone contadine in India.
Elza Soares Maria da Vila Matilde CD A mulher do fim do mundo
Puntata sul network anonimizzatore Tor, the Onion Router, il router a cipolla.. che eggià in italiano non si capisce cosa vuol dire.
Comunque i router sono gli “instradatori” delle informazioni e loro frazioni, che inviamo e riceviamo in internet.
Il fatto che sia avvicinato metaforicamente ad una cipolla, indica il fatto che ha multistrati di criptografia che rendono il contenuto confidenziale tra l’utente e il server che glielo manda, come i tanti strati della cipolla.
Poi che sia implementato sopra l’Internet “in chiaro” o sotto, appunto, calza bene alla cipolla che in quanto sotterranea, vive la propria esistenza sottoterra celata agli occhi di chi passa. Ma… ha diversi pennacchi esterni di foglie, ebbene si, ed allo stesso modo Tor è “evidente”, ovvero tutti i punti di entrata e di uscita della rete anonimizzatrice Tor sono pubblici!
e quindi ben visibili nel network Internet “tradizionale”.
USATE Tor o una VPN o un proxy invidius, se volete essere anonime/pseudoanonime nel consultare i link qui sotto che provengono da youtube! (Perchè mai?!?? fondamentalmente per non aumentare la conoscenza delle vostre preferenze video e quindi far guadagnare youtube)
In altre parole, storia di un villaggio in zona rurale dell’Argentina con connessione comunitaria via wireless, con protocolli resistenti alla precarietà, per avere un sistema di comunicazione locale ed accedere all’Internet. Come l’hanno costruita?
Puntata completa: 40 min circa
Con la prima partre dell’intervista a Jessica Giudice della rete Quintana Libre.
Grazie alle slide ed al bel talk fatto al battlemesh da Marek, informatico berlinese, possiamo aggiornarvi un po sulle produzioni e divieti, dei brevetti, macchinati e tecnologie legate ai chip.
Entretien avec Bulot,cyber-féministe.
Le cyber-féminisme aujourd’hui ça englobe plusieurs éléments, selon la définition qu’on souhaite lui donner. Cela peut être du hacking, le militantisme, disons, de la vraie vie, qui se prolonge sur internet, via par exemple les réseaux sociaux, les blogs, les newsletters féministes etc et aussi une définition, plus historique, qui date des années 1990, et qui est très spécifique à cette époque.
On peut le décrire comme un mouvement féministe qui utilise le web et les technologies informatiques pour lutter contre les inégalites femmes-hommes.
Il y a particulièrement deux éléments fondateurs du cyber-féminisme. D’abord le cyborg manifesto de Donna Harraway, publié en 1984, qui déconstruit l’opposition entre féminin et technologie, et qui est considéré comme le pilier du cyber-féminisme.
Il y a ensuite le collectif d’artistes australiennes VNS Matrix, toujours dans les années 1990, qui utilise l’informatique pour leurs revendications féministes.
En fait, ces cyber-féministes voyaient dans le web l’occasion de faire éclater l’identité féminine traditionnelle. Mais ça n’a pas vraiment fonctionné, du moins pas encore.
Intervista con Bulot, cyber-femminista. Il cyber-femminismo oggi comprende diversi elementi, a seconda di come lo si voglia definire. Può trattarsi di hacking, attivismo nella vita reale, diciamo, che si estende a Internet, ad esempio attraverso i social network, i blog, le newsletter femministe, ecc. e anche di una definizione più storica, che risale agli anni ’90 ed è molto specifica di quel periodo.
Può essere descritto come un movimento femminista che utilizza il web e le tecnologie informatiche per combattere le disuguaglianze di genere.
Gli elementi fondanti del cyber-femminismo sono in particolare due. In primo luogo, il Manifesto Cyborg di Donna Harraway, pubblicato nel 1984, che decostruisce l’opposizione tra donne e tecnologia e che è considerato il pilastro del cyber-femminismo.
C’è poi il collettivo australiano VNS Matrix, anch’esso degli anni ’90, che utilizza i computer per le proprie rivendicazioni femministe.
In effetti, queste cyber-femministe hanno visto il web come un’opportunità per rompere l’identità femminile tradizionale. Ma non ha funzionato, almeno non ancora.